Affresco di un periodo storico ormai lontano, nelle pieghe del mantello della Storia si celano termiti sopravvissute, che nel loro rigurgito si rivelano in fondo attuali.
Scritto in prima persona da un narratore che, scevro da pregiudizi, conosce Armando e si fa raccontare l’esasperante storia con Margherita, la vicenda possiede un'intensa e passionale forza da ottocentesco romanzo d'amore, ma rimane un che di reazionario che puzza, un olezzo di decadente romanticismo, specialmente nei dialoghi, che raccapriccia e fa prudere il naso. E se il racconto si sviluppa soprattutto nei continui dialoghi tra i diversi personaggi, in effetti sono poche le pagine descrittive, si può capire quanto il prurito sia fastidioso...
Interessanti le influenze goticheggianti che spiccano per fascinazione e incanto nell’intimo quanto macabro desiderio di Armando di rivedere Margherita da morta e già in putrefazione. La descrizione quasi foschiana della malattia di Margherita, oltretutto, mi fa pensare ancora di più a questo legame con il gotico e il decadentismo.
Un romanzo per certi versi moderno, seducente magari, ma ormai sono stanco di simili storie d'amore.
Mi sapresti dire in quali aspetti della malattia di Margherita trovi dei legami con il decadentismo?
RispondiEliminaSalve. Le descrizioni della malattia e dell'aspetto fisico di Margherita mi ricordano, come scrivevo nel post, quelle di Tarchetti nella sua "Fosca" e quelle di Poe nella sua "Morella". I pallori, la diafanità del viso, la debolezza di Margherita, secondo me, possiedono qualcosa di ossessivo, di inquietante, di decadente appunto.
RispondiEliminaSpero di essere stato, seppur nella brevità della risposta, esauriente.
Salvo