Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

5 apr 2011

Allegro ma non troppo - Carlo Maria Cipolla (Saggio - 1988)

"L'aumento del consumo del pepe incrementò l'esuberanza degli uomini che, con tante belle donne d'attorno chiuse nelle loro cinture di castità, provarono un improvviso grande interesse per la lavorazione del ferro; molti si trasformarono in fabbri e quasi tutti si diedero a produrre chiavi".

Se, come credo, l'umorismo è dote di pochi (e quei pochi devono essere imprescindibilmente intelligenti), questo libro è il lavoro di uno di quei pochi, e ci diverte per il suo profondissimo umorismo (e quindi per la sua intelligenza). 
Composto da due non lunghi saggi, gli scritti di questo volume che il grande storico pavese ci lascia sono ingegnosi e certamente ironici. Soprattutto il primo direi: il saggio dedicato all'importanza e ai meccanismi del pepe nel Medioevo. Qui l’umorismo è indirizzato sul modo di fare storia degli storici. Persino le note a piè di pagina disegnano le linee del comico. Non scarseggiano nemmeno le battute sui colleghi e sulle definizioni che questi hanno dato sui concetti studiati. Non è un caso che per spiegare il Medioevo e il suo sviluppo, il grande storico analizzi le influenze che il pepe ebbe nell’arco dell’intero periodo, mostrando come si possa fare storia, pure dell’ottima storia, prendendo come pretesto qualsiasi fonte e qualsiasi aspetto economico e sociale. Cipolla si diverta (e diverte) nel descrivere (e nel prendere in giro) gli aspetti sociali ed economici che sarebbero stati condizionati dalla scarsezza o dall’abbondanza del pepe nella società europea, dalla caduta di Roma al Rinascimento. Il pepe avrebbe contribuito allo scontro nel Medioevo tra Occidente e Oriente (una spezia che faceva gola a molti europei, santi soprattutto, e che li indusse alle Crociate), e dopo alle guerre europee, specie quella dei Cent’anni, che avrebbero segnato per lungo tempo le sorti dell’Europa.  È, in breve, una velocissima e spassosissima digressione che abbraccia l'intera storia medievale che considera il pepe un elemento indispensabile per capirla. Come dire: una spolverata di pepe sta bene su ogni storia.
Ma l'umorismo, si sa, nasconde qualcosa di tragico. E la lettura delle pagine dello storico ci pone costantemente di fronte alla vacuità e alla tragedia della vita e del mondo che ci circonda. E si arriva così al secondo saggio, quello dedicato al tema della stupidità dell'uomo. Lo scritto vuole essere un antidoto contro l’imbecillità dell’uomo che tanto limita la nostra felicità. Per tentare di guarirci, Cipolla tratteggia delle leggi che manifesterebbero, umoristicamente e allo stesso tempo tragicamente, quanto la stupidità sia diffusa. Sembra quasi che nessuno sia escluso da momenti di simile malattia. Il saggio quindi propina delle leggi, universali potremmo dire, e, aiutato da grafici cartesiani, invita il lettore a stare attento, a evitare l’ottuso che è vicino a lui e che è dentro ognuno di noi. Lo stupido, colui il quale provoca un danno agli altri e pure a se stesso, è sempre attorno a noi, più di quanto possiamo immaginare.

Più volte ho riso (da solo) nel leggere questo piccolo gioiello di letteratura storica e nel farlo, tenacemente, ho avuto sempre in mente l’altro lato della moneta dell’umorismo: il senso di tragico che ci sta dietro.

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio blog