Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

9 feb 2012

Kubrick e il cinema come arte del visibile - Sandro Bernardi (Saggio - 1990)

"Il rovesciamento della relazione finzione-realtà e della relazione cinema-teatro porta Kubrick a sostenere che il cinema è falsificazione, simulazione, finzione, mentre teatro è verità, sincerità, logica. Fino a intravedere o prospettare addirittura una meccanica dei sentimenti, collegata alla meccanica del gesto e del discorso, alla messa in scena. I suoi personaggi sono degli 'homme machine' alla La Mettrie, che trovano la loro verità nella messa in scena più geometrica e meccanica".

Nel saggio del prof. Bernardi, Kubrick, il suo genio, la forza della sua visione del cinema, diventa un pretesto per discutere del cinema in generale e del cinema contemporaneo in particolare. Il grande cineasta si pone quale spartiacque tra il primo e il secondo cinema, tra quello classico, codificato, e quello d'avanguardia, ancora non del tutto codificato. E attraverso la storia del cinema e la storia dell'estetica cinematografica si delinea un percorso che ha un’impronta filosofica. Kubrick, infatti, è studiato qui alla stregua di un pensatore, un critico del Novecento, e non come un costruttore di sogni. Nella ricerca delle contraddizioni che non si rivelano ma ostinatamente si trovano disseminate nella vita, il regista usa mezzi antitetici per esprimere un pensiero filosofico, e così il silenzio si trasforma in parola, l'immagine statica in movimento. Affiora un Kubrick illuminista la cui opera è soggetta a infinite interpretazioni, un rovesciatore di significati, un Kubrick persino kafkiano che nel tratteggiare l’uomo lo colora a tinte fosche.
Il saggio, letto nell’edizione aggiornata del 2000, è ricco di citazioni e spunti riflessivi. Nel suo studio, tra l’altro, il libro cerca di illustrare le possibili fonti a cui Kubrick si è rivolto per trarne geniali intenzioni. L’analisi prende come modello principale 'Barry Lyndon’, senza però disdegnare incursioni accattivanti sugli altri film.

È insomma un libro che ricerca nelle ambiguità interpretative dell'opera kubrickiana le molteplici interpretazioni dell'estetica cinematografica.

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