Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

25 feb 2013

Il capitano è fuori a pranzo - Charles Bukowski (Diario - 1998)


"Nella morte non c'è niente di triste, non più di quanto ce ne sia nello sbocciare di un fiore. La cosa terribile non è la morte, ma le vite che la gente vive o non vive fino alla morte. Non fanno onore alla propria vita, la pisciano via. La cagano fuori. Muti idioti. Troppo presi a scopare, film, soldi, famiglia, scopare. Hanno la testa piena di ovatta. Mandano giù Dio senza pensare, mandano giù la patria senza pensare. Dopo un po' dimenticano anche come si fa a pensare, lasciano che siano gli altri a pensare per loro. Hanno il cervello imbottito di ovatta. Sono brutti, parlano male, camminano male. Gli suoni la grande musica dei secoli ma loro non sentono. Per molti la morte è una formalità. C'è rimasto ben poco che possa morire".

Tra la fine dell'estate del 1991 e l'inverno del 1993, mentre aspettava la morte, Bukowski scrisse questo sincero e intimo diario. Vi troviamo uno scrittore che cerca serenità, solitudine (che sente anche quando si trova sommerso nella folla degli ippodromi), che non vuole essere disturbato e che sbudella contro il mondo, poeti, pensatori, lettori, tutto il suo astio, la sua burbera misantropia. Ogni pretesto è buono per riflettere sulla vita, sul mondo, sull’onnipresente morte; bastano una corsa, i fari di un'auto, una visita, un ricordo, il suo mitizzato computer, le unghie dei piedi ad accenderlo, illuminarlo nella buia notte dell’esistenza. Nessun rammarico, nessun rimorso in queste pagine; anche se l'idea di abbandonare il mondo, la vita come la intese lui, la scrittura, la moglie, da qualche parte lo fa vacillare.
Interessantissimi gli appunti e i consigli fulminanti che propina al lettore e a se stesso; così come notevolissime sono le riflessioni sulla scrittura, su quello strumento che per l’eccitatissimo scrittore vive come medicina per capire il mondo, per guarire dal mondo.

Pagine e pensieri intimi, maturi, scavati fino alle ossa; bellissimi.

21 feb 2013

Omnium - Marco Miserocchi (Romanzo - 2006)


"Tutto allora mi divenne assolutamente chiaro. L'onda di probabilità di finire in ospedale si era manifestata, in un certo senso si era materializzata, in quel taxi che per poco non m'investiva, proprio in quella zona dove si alza il picco. L'onda e il taxi erano due espressioni di una stessa realtà: quella dell'incidente stradale".

"I molti sentieri della realtà", un "romanzo quantico" - come leggiamo nei sottotitoli - sembrerebbe un romanzo di formazione. Un giovane studente universitario, infatti, ancora legato a una visione dell’universo fatto di certezze e determinazioni, su dei vagoni ferroviari dismessi, si perde, come Alice, in un luogo di meraviglie indeterminate e di realtà solo probabili; e cresce in consapevolezza e conoscenza. Attraverso il resoconto dello studente che ricorda le lezioni di un misterioso professore di fisica, ora solo un semplice barbone, il romanzo di formazione respira momenti di pura e chiara divulgazione scientifica. 
La meccanica quantistica, l’entanglement quantistico, descritte con sottile e intelligente ironia, sono le vere protagoniste di questo romanzo, saggio, dialogo.

19 feb 2013

Lo hobbit - John Ronald Reuel Tolkien (Romanzo - 1937)


"La piccola luna si abbassò anch'essa sull'orizzonte. La sera era imminente. Poi, improvvisamente, quando ogni speranza stava proprio per svanire, un rosso raggio di sole scappò come un dito attraverso uno squarcio nelle nubi. Un barbaglio di luce entrò diritto nello spiazzo attraverso l'apertura e cadde sulla liscia parete rocciosa”.

Un libro di avventure, di viaggi, di draghi, di nani in cerca di oro, di maghi; un libro su uno strano e tranquillo hobbit di nome Baggins che si scopre temerario e imprudente al punto giusto; un libro per bambini, per tutti quegli adulti che ancora si sentono bambini.
Questa in estrema sintesi la trama: un drago, molto tempo fa, che per sua natura è attratto dall'oro, scova e conquista la miniera che aveva fatto ricchi e felici i nani, adesso quasi tutti uccisi dallo stesso drago. I discendenti dei nani sopravvissuti, in possesso di una mappa, e aiutati da un potente mago di nome Gandalf e da Bilbo Baggins un, almeno all'inizio, riluttante hobbit, decidono di riprendersi la miniera, l'oro e quindi di uccidere Smog, il drago malvagio custode della montagna e del metallo prezioso.
Inizia così l'avventura e, tra mille pericoli e lunghe marce, la composita compagnia incontrerà strane montagne con caverne pullulanti di orchi e uomini neri, aquile giganti che la aiuteranno nelle battaglie contro orchi e mannari, ragni mostruosi e affamati, elfi sospettosi, un drago sputa fuoco; sarà costretta ai morsi della fame e del freddo, evaderà dentro barili in balia di un fiume; e Bilbo troverà un anello magico che se infilato rende invisibili…
Con uno stile molto semplice, senza inutili fronzoli è, come si scriveva prima, una lettura adatta ai bambini e non solo.

Per quanto mi riguarda, un libro di ricordi vissuti in una pizzeria, in un cinema…

13 feb 2013

L'Anticristo - Friedrich Nietzsche (Saggio - 1888)


"Questa eterna accusa al cristianesimo voglio scriverla su tutti i muri, ovunque esistano muri - posseggo caratteri per far vedere anche i ciechi... Definisco il cristianesimo l'unica grande maledizione, l'unica grande e più intima depravazione, l'unico grande istinto della vendetta, per il quale nessun mezzo è abbastanza velenoso, furtivo, sotterraneo, meschino - lo definisco l'unica immortale macchia d'infamia dell'umanità".

Il titolo e il sottotitolo - "Maledizione del cristianesimo" – ci annunciano una nuova e sempre più radicale invettiva nietzschiana contro quella malattia che da ormai millenni ha putrefatto la nostra cultura: il cristianesimo appunto. Abbiamo tra le mani quindi un libro di guerra, crudele, letale; un libro per "pochissimi". Anche se la figura di Gesù sembra innocua (una figura amica quasi agli occhi del tedesco, il vero "cristiano", un Gesù fanciullesco come il principe Myskin dell'"Idiota" di Dostoevskij, un pazzo che parla senza usare la logica e parla di verità interiore, di cuore, di amore) è ciò che è venuto dopo, s. Paolo in primis - "un mentecatto" -, che è da condannare senza appello; è il cristianesimo, la bugia morale che si è scientificamente costruita sulle fondamenta della paura e dell'ignoranza, da dover mettere in croce. Una religione che tiene di proposito lontani dal sapere e dalla scienza gli uomini, fomentando superstizione e incompetenza. Così come il socialismo e l'anarchismo… Anche Schopenhauer, Kant, Hegel (cristiani contronatura), il Romanticismo, il nazionalismo, l'idealismo, sarebbero prodotti del cristianesimo, frutti marci che la Germania ha divorato voracemente.
Una parte interessante dei pensieri nietzschiani è dedicata al confronto tra il cristianesimo, che insegna solo a lottare contro il peccato, a negare la vita, e il buddismo, religione molto più tollerante e realistica nell'insegnare la lotta contro il dolore.
In chiusura la geniale, per veemenza e spirito - non per tolleranza -, "Legge contro il Cristianesimo", una legge di guerra, una legge che incenerisce e dalle cui ceneri Nietzsche trova la forza per compiere la tanto sognata "trasvalutazione di tutti i valori".
Sono dunque parole violente contro un nemico troppo radicato; parole che apparentemente sembrerebbero illuministe (e in parte lo sono), ma che invece si scagliano anche contro quegli illuministi che con la loro propaganda hanno voluto il cristianesimo. Pagine non facili per profondità e intensità, anche se la tecnica di dividerle in brevi paragrafi aiuta la concentrazione e a restare sulle parole.

Un libro che abbaglia, che spaventa gli occhi e le coscienze. Un libro da bruciare al rogo se si ha una cattiva coscienza. Se avete voglia di leggere un libro esplosivo, un libro che sin dal titolo genera fiamme infernali, è il libro che fa per voi. Attenzione però, è dinamite!

3 feb 2013

L'Agnese va a morire - Renata Viganò (Romanzo - 1949)


"Sognò di andare a tirar giù l'impiccato. Si rammentava di non aver potuto vedergli la faccia. Adesso che era disteso in terra, si chinò per sapere chi era: riconobbe Palita, vivo, che si tolse la corda dal collo, e sembrava che stesse benissimo. Subito lui l'abbracciò; parlava forte, con una bella voce: - Sono venuto per dirti che sei una brava moglie e una brava compagna. Va' pure avanti così senza paura. Non ti succederà niente, a te e agli altri. Sono contento che tu lo sappia che cosa mi hanno fatto i tedeschi".

È appena passato l'8 settembre e Agnese, donna grassa e quasi anziana, a seguito di una retata dei tedeschi, si trova senza il marito, portato via dai soldati (che si scoprirà ucciso). Inizia così a maturare nella donna un odio, profondo, viscerale, verso i tedeschi oppressori e i fascisti loro leccapiedi. Ma Agnese è una signora introversa, semplice, una lavandaia che del mondo non sa nulla, attaccata al ricordo del marito che spesso gli appare in sogno. Palita, il marito appunto, è il volto riconoscibile della coscienza di Agnese; rappresenta un desiderio di rassicurazione che contrasta con la glacialità apparente della moglie. Nei sogni, nell'interpretazione ingenua che ne dà Agnese, infatti, ritroviamo la sua semplicità. Eppure la vendetta ha la capacità di smuovere ogni cosa. E Agnese si lascia spingere da un senso muto di rivalsa, senza motivazioni ideologiche, e decide di aiutare i partigiani, compagni di suo marito, cominciando a fare la staffetta tra una campagna e un'altra. Contribuisce, nel suo piccolo, con un'aria asservita che raramente perderà, a vendicare il sopruso subito. Poi, in pagine dense e abbacinanti, la svolta, la rivoluzione interiore. Dopo l'uccisione insensata della sua gatta nera da parte di un tedesco ubriaco, fredda, carica di odio, Agnese, senza pensarci troppo, con rigido e disorientante distacco, uccide il tedesco che le aveva mitragliato la gatta. Scappa dal paese, mentre dietro di lei la casa si infiamma al fuoco appiccato dai tedeschi. La fuga quindi, l'unione con i partigiani, la barca sotto una luna di manzoniana memoria…. Poi la monotonia dell'attesa in un campo nascosto tra le canne; l'estate con i suoi disagi e con le sue contraddittorie seduzioni. Ma la guerra, nonostante brevi parentesi di quiete, non è solo ozio. E presto si ritorna all'azione. Arriva l'inverno, quello freddo del '45, l'inazione forzata e i tentativi anche tragici di organizzarsi per l'attacco finale. Agnese piano piano lascia spazio al racconto degli uomini, dei partigiani, delle loro difficoltà, del loro modo di resistere, spesso senza riuscirvi, alla morte. Solo verso la fine del romanzo la sua figura ritorna prepotente, drammatica, e si legge, come ci annuncia già il titolo del romanzo, della sua morte.

Con uno stile semplice, con frasi nominali, senza orpelli, veloce, leggero, ci troviamo di fronte a una storia di guerra, di dolore, di morte; una storia triste insomma. Il racconto della dura vita di chi è in guerra.

Archivio blog