Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

31 lug 2013

Scuola di fotografia - AA.VV. (Saggio - 2010)

"È come dipingere un quadro, ma è molto più facile: il mondo è lì che ci aspetta per farsi catturare; la sensibilità e la creatività per l'immagine sono doti naturali che si educano semplicemente con esperimenti, esempi, esperienze".

Utile saggio per chi vuole approcciarsi alla tecnica e alla pratica della fotografia e di quella digitale in particolare. Ricco di esempi e semplice nello stile e nella forma, può essere un'ottima guida per i neofiti.

20 lug 2013

Autobiografia in do minore - Giuseppe Bonaviri (Autobiografia -2004)

"Insomma, un giro, come in tutto il mondo, sconfinato di nascite e, per me, di parenti (da cui il mio epos familiare narrativo) che non so per quale ragione teleologica, dico teleologica, o divina, nasciamo, viviamo, scompariamo. È una treccia senza fine di esistenze che si annullano in breve tempo e di cui non resterà nessuna memoria (come per tutti)".

Dopo una lunga genealogia, lo scrittore si dedica al racconto della sua giovinezza da studente, da universitario durante la guerra, alle difficoltà economiche, alla convivenza con i parenti e gli amici. E tra le righe si sentono lontane le plurali eco della Sicilia di un tempo, di un'isola dentro l'isola in particolare, Mineo. Però non si legge nessuna, o quasi, riflessione sul valore della scrittura nella sua vita. Sembra quasi che non sia stata così determinante, esempio anch'essa, di certo, di vanità. È, infatti, un libro di esercizi della memoria, uno sforzo della memoria in cui alberga sempre un germe di malinconia e accettazione di fronte alla boria della vita. I ricordi sono quasi rassegnati, alla fine, e questa è l’unica verità, tutto è destinato a morire, persino gli uomini, persino noi.
Insomma, un’autobiografia in tonalità drammatica.
Tra parole stillanti di sottile pessimismo, si possono leggere divertenti appunti e note di scrittura e si possono gustare le bellissime foto della famiglia Bonaviri scelte dall'autore stesso.

14 lug 2013

L'agonia del cristianesimo - Miguel de Unamuno (Saggio - 1924)

"Diritto e dovere non sono sentimenti religiosi cristiani ma giuridici. Il cristiano è grazia e sacrificio. E questa storia della democrazia cristiana è qualcosa come la chimica azzurra. Può essere cristianesimo quello che sostiene la tirannia come quello che appoggia la democrazia o la libertà civile? Gli è che il cristiano, in quanto cristiano, non ha nulla a che vedere con ciò".

I continui riferimenti autobiografici mostrano quanto quest’opera sia sofferta. Dal dramma interiore dell’uomo immerso nella storia, il passo verso la polemica contro il mondo e le ideologie è facile. Il conflitto, però, in queste pagine è interiore; è la contraddizione che l'uomo cristiano vive. Una tipologia di uomo che agonizza, "lotta” contro la vita stessa la quale, a differenza dell'anima, è destinata a morire. E Gesù in croce, quindi, diventa ancora una volta simbolo dell'agonia che il cristiano deve sperimentare interiormente per salvarsi. Eppure a queste domande, alla scissione e alla continua contraddizione della condizione del cristiano, non è data una risposta definitiva; troppo grande è la soluzione. E in effetti il libro è una continua sequela di paradossi, dove gli opposti si incontrano e si fondono. Nonostante tutto, leggiamo un’interpretazione del cristianesimo, le riflessioni di un mistico…
Al saggio è aggiunto uno scritto di Carlo Bo, il quale esamina, dissentendo e inquadrandolo in una situazione storica precisa, le contraddizioni fissate dallo spagnolo. 

Un libro allucinato, sofferto, mistico.

12 lug 2013

Per le mani ti prenderò - Alessandra Boccaletti, Giovanna Dodi (Biografia - 2012)

"E adesso che lo so che cosa cambia? La mia vita va avanti lo stesso come prima. E poi quell'affermazione: solo nel mio cuore. La sindrome conservata e celata con pudore. Dentro sì e fuori no. La sua difesa, la sua corazza per affrontare spavalda la vita".

Una bella e coraggiosa lezione.

10 lug 2013

Il codice dell'anima - James Hillman (Saggio - 1996)

"Le fonti razionali dell'ereditarietà e dell'ambiente non sono abbastanza ricche da far scaturire il fiume in piena dello spasimo romantico. Lì ci sei tutto intero, in nessun'altra occasione ti senti altrettanto sopraffatto dall'importanza del tuo essere e dal destino; in nessun'altra occasione ogni tuo gesto si rivela più chiaramente ispirato da un demone".

L’incredibile tesi, almeno per oggi, di quest’assurda opera di psicologia sostiene che ciascuno di noi non sia solo il risultato di processi genetici e sociali; c'è dell'altro; c'è una vocazione (sic.) connaturata in noi che ci determina, che segna il nostro destino, il nostro carattere, il nostro talento, la nostra idea innata (sic.). Noi nasciamo con un carattere preesistente, con un dono che non può avere avuto influenze ambientali. E partendo dal mito platonico di Er e poggiandosi alle favole dei neoplatonici e dei cristiani, l'autore crede che la nostra anima, la nostra ghianda, prima di insediarsi nel nostro corpo, abbia già uno scopo. E non è tutto: a quest'ultima si accompagna un daimon, un angelo, il quale ci accompagnerebbe e ci aiuterebbe a fare emergere il talento della nostra ghianda.
Per mezzo di ricchi, curiosi e spassosi aneddoti su personaggi famosi e geniali, l'autore vuole mostrare quanto fondamentale sia il ruolo del daimon nella vita dei bambini, determinando così il loro destino. Nel riportare gli esempi a favore della sua tesi, lo psicologo di formazione junghiana li interpreta divertendo il lettore per la loro stramberia e opinabilità.
Libro scritto bene, affascinante, ma dalla mia prospettiva, allucinante e senza alcun appiglio plausibile, se non nella fantasia del mito. È il frutto, come spesso accade, di chi anziché arrestarsi di fronte a un vuoto, a un abisso indeterminato e cercare spiegazioni degne di essere definite tali, si inventa nomi e assurdità che non fanno altro che mostrare quanto l'uomo sia pigro e bisognoso, a tutti i costi e senza fatica, di dare una spiegazione a tutto. Per chi la pensa come me, non mancheranno momenti di assoluta comicità.
Un libro romantico, metafisico, di una debolezza disarmante, eppure divertente e fluido.

5 lug 2013

Memorie - Voltaire (Autobiografia - 1789)

"Mentre conducevo nel mio ritiro la vita più dolce che si possa immaginare, provai il piccolo piacere filosofico di constatare che i re d'Europa non godevano di una simile tranquillità, e ne conclusi che la situazione di un privato è spesso preferibile a quella dei più grandi monarchi, come voi stessi potete giudicare".

Dopo il sereno ritiro in campagna dalla marchesa del Chatelet, e gli intriganti scambi epistolari con Federico II il Grande, Voltaire si sposta in Prussia alla corte del sovrano. Siamo negli anni della guerra di Successione austriaca e in quella dei Sette anni e queste memorie sostanzialmente raccontano il difficile rapporto, di amicizia e diffidenza, tra il filosofo e il re. Prima di iniziarlo però Voltaire dedica alcune pagine spietate al ritratto del re Federico Guglielmo, padre di Federico, uomo assai rozzo, ignorante, brutale e avido. È la tecnica del contrasto che Voltaire usa: da una parte un padre zotico e ignorante, dall'altra un figlio delicato e colto. Delicato e colto però solo nel privato. La sua politica, specialmente quella estera, infatti, secondo Voltaire ha nella spregiudicatezza e a momenti nell'intolleranza i suoi tratti caratterizzanti.
Leggiamo dunque, tra aneddoti, qualche malizia, qualche disgrazia mal sopportata ma presto dimenticata e della compagnia della nipote di cui conosciamo l'affetto verso il filosofo, un documento storico di un certo spessore. Si raccontano i turbolenti retroscena sui rapporti tra la Prussia, la Francia, l'Austria, in quegl’anni di guerre, ma anche dell’amore totalizzante per la conoscenza, per la cultura inglese, per la tranquillità e per la libertà che tanto ha segnato la vita del grande filosofo illuminista.

4 lug 2013

Moby Dick - Herman Melville (Romanzo - 1851)

"Come l'intramontabile stella polare che per tutta la notte artica di sei mesi continua a scintillare penetrante, ferma e sovrana, così ora la risolutezza di Achab scintillava perennemente sull'oscurità costante dei foschi componenti della ciurma, e tiranneggiava su di essi a tal punto che tutti i loro presagi, dubbi, presentimenti e timori si nascondevano volentieri sotto la loro anima per non farne spuntare un solo germoglio, o una foglia".

È un classico e tutti, anche chi non l'ha letto, ne conoscono la trama. Il soggetto centrale del romanzo è lo scontro tra Achab, alla guida della baleniera Pequod, e Moby Dick, una balena bianca colpevole della mutilazione di una gamba del capitano. Deciso a uccidere Moby Dick, Achab si dirige per i mari del mondo con il suo equipaggio alla ricerca disperata del nemico, fino a quando perderà la vita. 
Ci troviamo di fronte a un romanzo, dove molte pagine sono autobiografiche, che ribolle di simboli, in cui Bene, Male, Ignoto, Follia, si incontrano e si scontrano dileguandosi nel mistero della Morte. Achab, infestato fuor di misura di religione e superstizione, ostinato e solo, è l'uomo che deve vendicarsi del suo destino e Moby Dick è il suo destino, la sua morte, il suo senso della vita. Mentre si respira un acre olezzo di moralità cristiana (il romanzo è farcito da sterminate citazioni bibliche), Achab non si cura della scienza, della tecnologia per dare senso alla vita, tutt'al più attraverso esse si imbatte e combatte per scoprire la morte, il soprannaturale, la follia dell'uomo inetto, incapace di accettare la vita perennemente gravida della morte.

Romanzo che si dovrebbe leggere da adolescenti, le avventure del capitano Achab hanno di certo presa a quell'età. Io ho perso quell'occasione... Da adulti, da scafati è possibile apprezzarne la profondità, ma anche tutti i limiti. È, infatti, un romanzo verboso, colmo di capitoli descrittivi, dove è raccontata ogni minuzia. Sembra di leggere un lungo trattato sulla balena, sulle sue abitudini, sui suoi utilizzi, su come si pesca, su ogni circostanza relativa a essa, sul mare, sulle baleniere, sui marinai. Il vero racconto è solo alla fine; per leggerlo occorre tempo e pazienza.

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