Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

23 nov 2013

La donna e il burattino - Pierre Louÿs (Romanzo - 1898)

"Il suo corpo flessuoso era espressivo da capo a piedi. Pareva che, anche velandone il volto, si sarebbe potuto indovinare il suo pensiero, pareva ch'ella sorridesse con le gambe, così come parlasse con il busto. Solo le donne che i lunghi inverni del Nord non fanno prigioniere accanto al fuoco possiedono questa grazia e questa libertà".

Conchita, la bellissima protagonista spagnola di questa storia, coltiva per diletto frutti amari: le sofferenze negli uomini. È una sadica dell'animo, è la tipica donna fatale che strazia i cuori degli uomini con promesse e rinvii. È una strega avida, mai sazia delle sue vittime.
André, un parigino in vacanza a Siviglia, durante una festa di carnevale si imbatte in una bellissima ragazza. Rimane folgorato dal suo splendore e vuole a tutti i costi conoscerla. Dopo averla inutilmente rincorsa, André riceve un bigliettino, un invito da parte di Concha. Ma l'incontro con Mateo, un amico spagnolo, lo spinge a non andare, a sentire dalla bocca dell'amico la storia di questa donna-strega-vampiro, del pericolo in cui potrebbe imbattersi. Ed è qui che inizia il romanzo vero e proprio. 
Si racconta del primo fugace incontro tra Concha e Mateo su un treno in una gelida notte di luna; il successivo ritrovo estivo e la confessione di Concha, nella malizia della scena, di essere vergine; l'innamoramento di Mateo; la fuga di Concha. Poi, in una notte di luna, Mateo riconosce il suo desiderio d'amore tra le inferriate di una finestra, e allora le nuove promesse mai mantenute, i nuovi rifiuti, fino alle crisi drammatiche, alle lotte furenti, fisiche anche, fino a quando Concha si concede mentre Mateo, lentamente si accorge di essere divenuto uno schiavo, un burattino, che non riesce a vivere senza di lei. Poi l’ennesimo abbandono, quello definitivo, assoluto. Così, finito il racconto di Mateo ad André, dopo che l’ha convinto a non diventare un’altra vittima di Concha, si scopre che lo spagnolo si prostra ancora una volta alla bellezza mefistofelica di Concha e le corre dietro...

Con uno straordinario modo di raccontare, di coinvolgere il lettore, sembra di calarsi in un'atmosfera magica, nell’incantesimo di un carnevale a Siviglia, di vedere la bellezza straordinaria di Conchita, di vederla mentre balla semi nuda davanti ai suoi pretendenti, di vedere come Mateo lentamente si annulla...
È, per concludere, un romanzo sulla donna fatale, ma è anche un romanzo sul carattere della Spagna, fiero, agguerrito, brillante, sincero, vitale. È un gioco di seduzione e respingimenti, l’esaltazione crudele dell’onnipotenza della bellezza femminile. E l'uomo dinanzi a una simile incarnazione? Rimane stregato, si lascia prosciugare, fulminare, si inebetisce, diventa un semplice burattino in balia di una strega assetata di sangue.

2 nov 2013

David Golder - Irène Némirovsky (Romanzo - 1929)

"Ma lui non l'ascoltava. Si premeva le mani sul volto, in preda a una sorta di vergogna, e taceva. Non si accorse che lei si era alzata, che restava un attimo sulla soglia ferma a guardarlo. Alla fine, Gloria se ne andò".

Golder è un anziano signore d'affari degli anni Venti del secolo scorso; cinico, luccicante nel nome e nell'apparenza, ma cupo quanto indifferente nell'animo. Circondato dal lusso, sente la stanchezza della solitudine sua e degli altri uomini d'affari che pensano solo ad arricchirsi o a suicidarsi di fronte a una sconfitta. Ed è proprio il suicidio di un collega a destarlo da quel sogno fatto di fumi. Il sogno sparisce del tutto quando è colpito da un collasso cardiaco, quindi la degenza, la solitudine e poi lentamente si rende conto che gli amici, la figlia, la moglie vivono tutti per il denaro, per l’ostentazione, lontani dal mondo reale, dal sudore. Allora, mentre cerca un senso alla sua esistenza, Golder scopre che la moglie lo tradisce da anni, che la figlia spendacciona e ruffiana probabilmente non è sua, che il mondo si approfitta di lui. Così, ancora malato, in preda a una crisi mentale, decide di rinunciare agli affari, con la conseguente perdita dei suoi capitali; è il suo modo di vendicarsi di chi gli sta accanto solo per approfittarsene.
È inevitabile, resta solo, abbandonato, aspettando che la morte lo colga. Poi una visita della figlia viziata bisognosa di soldi, di felicità, e il vecchio Golder, in preda alla compassione e all'orgoglio, decide di riprendere gli affari, di arricchirsi di nuovo e lasciare tutto alla figlia forse non sua. Ma quando conclude l’affare che lo avrebbe portato allo splendore di una volta, ineluttabilmente, sopraggiunge la morte, su di un letto di nave, da solo, meschino.

Un romanzo spietato, quasi religioso, pregevole, che non lascia speranze alla vanità, al lusso.

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