Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

31 ago 2014

La giara - Luigi Pirandello (Racconti - 1928)

"Temi che Dio, perché io bestemmio, come dici tu, ti mandi un fulmine? C'è il parafulmine, sciocca. Vedi dond'è nato il vostro Dio? Da codesta paura. Ma sul serio potete credere, pretendere che un'idea o un sentimento nati in questo niente pieno di paura che si chiama uomo debba essere il Dio, debba essere quello che ha formato l'Universo infinito?"

Protagoniste assolute di queste quindici novelle sono le situazioni paradossali, le fissazioni maniacali dei personaggi, le strepitose soluzioni umoristiche. Leggiamo, tra gli altri, di un uomo incastrato dentro una giara che deve riparare; di un altro che, risposatosi, scopre che la prima moglie, sorella dell'altra, non è morta; di un anziano catturato per i suoi soldi, ma al quale i rapitori si affezionano; delle minacce di un anziano che cerca di sistemare la giovane moglie con un altro giovane; di un giovane che si sposa per tenere lontano il pericolo di prendere moglie; di un onorevole che prima di morire immagina il suo pomposo funerale, ma che puntualmente non si verificherà perché saranno scambiati i feretri; di un vedovo e una vedova che si sposano, ma non sanno se seppellirsi con i primi sposi.
Resiste ancora il Verga della "roba", tema onnipresente, di certo però condito sapientemente dall'arguzia dell'umorismo tipicamente pirandelliano. Umorismo generato da situazioni stravaganti per cui non possiamo non aspettarci che finali paradossali. I personaggi di questa raccolta sono quasi tutti testardi, ostinati, incuranti delle ragioni altrui, spesso sofisti, quasi sempre egoisti. È per questo essere egocentrici, fissati su posizioni che non lasciano spazio al relativo, che i vari personaggi non riescono a trovare un'identità sicura, assoluta. La loro ricerca di un'identità definibile rimane inesaudibile; essere se stessi equivale a essere doppi, tripli, indefiniti appunto.
Da notare anche quanto la dimensione del palcoscenico sia ben evidente. Quasi tutte le storie hanno un loro pubblico, il privato, infatti, è alla mercé dei compaesani, tutti sanno tutto e l’apparenza che deve restare sempre convenzionale è smentita dalle vicissitudini interiori e formali che la vita ci impone.
È un’analisi del relativismo che Pirandello svolge, amara però. I molteplici punti di vista si fissano, non si ammorbidiscono con le posizioni degli altri e non lasciano spazio alla tolleranza e all’accettazione della verità… 

Su tutti: la giara, la cattura, la morta e la viva, pallottoline!.

30 ago 2014

Il vicolo blu - Giuseppe Bonaviri - (Romanzo - 2003)

"Così noi maschi, ci mettemmo sotto il ballatoio di donna Letterina e cercammo di individuare, di là dai cespi di rose borraccine, le gambe e le anche, e là là là là in alto, le mutandine color zafferano di Dardania. Turi Simili toccandoci ci disse - Vedete? Vedete le gambe di Dardania? Sono fiori di mandorlo".

È l'aurora; i colori, i profumi della primavera, il viaggio su un carro trainato da un asino accompagnano la famiglia Bonaviri verso il loro paese, Mineo. Inizia così questa storia della memoria. Il piccolo paese siciliano, le sue campagne, i suoi cieli, le sue vie, agli occhi del protagonista sono incantati. La natura è magica; ombre, spiriti, anime antiche, forze divine e santi partecipano alla nascita di quelle tinte, di quelle fragranze. Sembra di leggere di antiche leggende mitologiche greche, dove la poesia delle parole e delle immagini ci scagliano in un mondo di favole mediterranee. Gli occhi sono quelli di un bambino incantato dalla bellezza dei colori, dalle semioscurità, dagli aromi di una terra unica al mondo. E la sua vita è magica, di dormiveglia; fatta di piccole cose, di giochi di immaginazione. Sono i suoi sogni e i suoi ricordi da bambino che Bonaviri rievoca.
È un libro di malinconie, di forte realismo ma allo stesso tempo magico, dove i ricordi, le figure dei fratelli e degli amici ormai defunti ritornano a vivere, a curiosare, a rendergli omaggio. Sono le voci lontane di una terra che nel suo DNA possiede l'amaro confronto con la morte, con il suo sentimento.
Si può definire come il racconto di un viaggio a Mineo, nelle case e nelle abitudini di una via, di un vicolo, dove ogni cosa si veste di poesia e magia, e tutto si colora di blu, il colore dei primi accenni di chiarore del giorno.
Insomma, un graditissimo regalo. Grazie!

19 ago 2014

Uno, nessuno e centomila - Luigi Pirandello (Romanzo - 1926)

"Lei non può conoscersi che atteggiata: statua: non viva. Quando uno vive, vive e non si vede. Conoscersi è morire. Lei sta tanto a mirarsi in codesto specchio, in tutti gli specchi, perché non vive; non sa, non può o non vuol vivere. Vuole troppo conoscersi, e non vive".

Di certe opere si sa tutto, si legge di tutto e si potrebbe anche non aggiungere altro; sono immortali. L'ultimo romanzo di Pirandello, questo gigante del Novecento, è una di queste, assoluta, immortale appunto.
Della trama sono a conoscenza tutti. Vitangelo Moscarda, una mattina, sente dalla moglie che il suo naso pende verso destra. Da questa scoperta, all'apparenza innocua, si scatenano valanghe di riflessioni sulla condizione dell'esistenza. Inizia a scavare dentro di sé, a cercare negli altri gli innumerevoli altri sé, ad annientarli, ad autoannientarsi. Fino a quando, dopo i tormenti con la moglie e i colleghi e un tentativo di omicidio da parte di Anna Rosa, Moscarda diventa ogni cosa, diventa l’universo, si fonda in un tutt'uno con la natura.
Vitangelo è un naufrago in balìa delle onde marine che lo inghiottono tra centomila scoperte e nessuna certezza, nella follia come spiaggia su cui approdare per avere un attimo di consolazione e per avere coscienza di quanto possiede l'universo, il tutto e il nulla. Capisce che l'io esteriore con addosso una maschera, nasconde il vero volto, segreto, in continuo fluire; passa dal corpo allo spirito, dalla scoperta del relativo alla ricerca di un'introvabile identità certa, assoluta, ferma; vive nell'umorismo con i suoi contrari tragicomici (e quante risate). La storia del protagonista è il racconto della transizione dalla malattia, dalle false certezze, al distacco totale, all'immersione nel flusso della vita. È il racconto di una liberazione, di una vittoria dunque, ma dal sapore aspro, anzi amarissimo. All'apparenza può apparire un trionfo, l'essere riuscito a vincere contro le maschere, contro i centomila Moscarda, ma è di una sconfitta che leggiamo.

Capolavoro indiscusso - con i continui dialoghi con il lettore (questa complicità ricercata, quasi che il lettore sapesse già l'esito delle speculazioni del protagonista) -, a tratti esilarante sebbene dal retrogusto acre, in ogni pagina, in ogni frase risiede la carica di un senso fuori dal comune, universale, straordinaria. 
E letta l'ultima pagina non si può che fare un lungo sospiro e dire a fior di labbra "sublime".

Archivio blog