Presentazione


Presentazione

Questo spazio è dedicato agli appunti, alle briciole di recensione irrazionali, che colgo, da lettore appassionato e spesso rapsodico, nei miei viaggi verso la lentezza e la riflessione. Briciole di recensione irrazionali dunque.

Briciole perché sono brevi, a-sistemiche, frammentarie, come un certo spirito moderno pretende. Non sono delle vere recensioni. Queste hanno uno schema e una forma ben precisa, mentre i miei sono più che altro appunti colti sul momento, associazioni d’idee, giudizi dettati dalle impressioni di un istante, da una predisposizione d'animo subitaneo, da un fischio di treno... E perciò li definisco irrazionali. Perché sfuggono da un qualsiasi schema predefinito, perché sono intermittenti, perché nella scelta di un libro, per via di una congenita voracità, spesso non seguo linee e percorsi definiti dalle letture precedenti, ma mi lascio trasportare dagli ammiccamenti o dalle smorfie di sfida che un libro sulla mensola della libreria mi lancia.

È un modo insomma di coltivare, di giocare, di prendere vanamente in giro la memoria, per conservare, catalogare e archiviare frammenti di ricordi e suggestioni che un giorno, magari, potranno farmi sorridere e, perché no, commuovere.

25 apr 2015

Al culmine della disperazione - Emil Mihai Cioran (Saggio - 1934)

"Posso dubitare di tutto, gettare un sorriso sprezzante sul mondo: questo non mi impedirà di mangiare, di fare sonni tranquilli o di sposarmi. Nella disperazione, di cui si afferra la profondità solo a patto di viverla, questi atti sono possibili solo a prezzo di sforzi e sofferenze. Al culmine della disperazione, nessuno ha più diritto al sonno. Così, un autentico disperato non dimentica niente della sua tragedia, giacché conserva nella coscienza l'attualità dolorosa della sua miseria soggettiva".

Cioran aveva appena ventidue anni quando scrisse questo gioiello di profondità, affrontando già i temi esistenziali che caratterizzeranno la sua maturità: l’agonia, la solitudine, la lotta, la morte, l’insonnia, la disperazione, l'eternità, l'infinito come limite indefinito del non senso dell’esistenza. Scritto per evitare il suicidio, per far fronte all'insonnia che gli rendeva insopportabile la vita stessa, Cioran appare in tutto il suo anti conformismo, il suo nichilismo, la sua passione, il suo nervosismo, la sua crudezza. Qui, nella disperazione, al suo culmine, si può trovare lo stato d'animo che meglio si confà alla verità. E il non senso è il vero senso, l'esistenza come prova dell'insensatezza dell'universo. Il mondo, gli altri appaiono come ricettacolo di mediocrità e ogni cosa, la vita stessa, è irrazionalità, caos multiforme.
Un libro lirico che descrive l'uomo di fronte ai suoi parossismi, ai suoi limiti, alla sua solitudine. Nella profondità di un ragazzo dal pensiero così raffinato e allo stesso tempo così tragico è raccontata la sofferenza, quella filosofica, quella assoluta, quella abissale; in un libro che racchiude tutta la rabbia verso l’assurdità e che fa dell’elogio della melanconia e la fenomenologia della tristezza i capisaldi per una comprensione della sua e della nostra insensatezza. 
Un libro profondamente straordinario, una confessione sincera, abissale, una poesia sulla disperazione e sulla follia; anche se non mancano alcune generalizzazioni, come quelle sulla donna, opinabili e che fanno storcere un po' il naso.

Consigli utili: si astengano dalla lettura i possessori della vanità, i sani, chi cerca nella menzogna l'immediatezza del piacere, chi non vuole assumersi la responsabilità del proprio stare al mondo, i mediocri, i creduloni, chi crede che nella superficie risieda la verità, la cui esistenza si sviluppa priva di drammaticità, appagata dall’esteriorità.

5 apr 2015

Melchiorre Gioia - Nicola Pionetti (Saggio - 2015)

"Mentre Gioia era ancora in carcere arrivò l'importante duplice notizia: la sua dissertazione aveva vinto il concorso prevalendo su altre 52, e il filosofo poteva tornare libero: era il novembre 1797 e aveva trascorso in carcere 8 mesi. Con grande fretta riparò a Milano, dove fu accolto dalla Municipalità locale con tutti gli onori".


Melchiorre Gioia, precursore e fautore di un'Italia veramente moderna, è pensatore ai più sconosciuto. Il lavoro di Pionetti, il cui sottotitolo recita "Il progetto politico del 1796 per un'Italia unita e repubblicana”, ci offre la preziosa possibilità di conoscere la figura di un intellettuale ingiustamente trascurato. Un uomo dedito alla conoscenza, curioso, analitico, attento a non cadere nella rete dei dogmi, un estremista per l'epoca, polemista, eclettico; un uomo per il quale la filosofia deve avere un fine: l'impegno civile.
Nel libro non leggiamo solo dei fatti storici che hanno coinvolto la persona Gioia, leggiamo soprattutto il suo pensiero politico sviscerato nella Dissertazione che vinse il primo premio al concorso, bandito dall’Amministrazione Generale della Lombardia, che chiedeva “Quale dei Governi Liberi meglio convenga alla felicità d'Italia”. Fortemente influenzato dalle idee illuminate dei vicini francesi (interessanti i capitoli che mettono a confronto il piacentino con l’inglese Locke e il francese Montesquieu), secondo il radicalissimo Gioia, la Repubblica è l'unica forma di governo in grado di assicurare l'uguaglianza tra tutti i cittadini. L’Italia, inoltre, frammentata e debole, dovrà essere unita, ispirandosi alla Costituzione francese del 1795.
Il libro è ben scritto, ordinato e ben strutturato. Seguiamo il Gioia nella sua biografia e l'analisi della sua Dissertazione, testo appassionato, carico di ambizione e fervore giovanile, è attenta e chiarificatrice. Sullo sfondo si può cogliere l’occasione, anche, per scoprire la variegata Italia giacobina che si confrontava dopo le speranze seguenti la discesa di Napoleone (1796) con tutto il suo carico di idee rivoluzionarie che avevano già incendiato la Francia.

È un modo per ripercorrere i fermenti che ribollivano nell'Italia colta negli anni precedenti il Risorgimento, ma anche la Piacenza viva e letterata che dava possibilità culturali di notevole importanza. Insomma, un tentativo prezioso di far riemergere dall'oblio un pensatore già avanti per il suo tempo, ma oggi quanto mai moderno e attuale.

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